Nuri: afro bass, rivoluzione, tamburi e rituali elettronici

11.11.2019

Antichi rituali africani, tamburi tribali, casse dritte e downtempos, strumenti tradizionali e drum machines, delay e canti magici del Sahara, sono questi gli ingredienti che creano l'esplosiva miscela sonora di Nuri. Amine Ennouri in arte Nuri è nato nel 1987 a Tunisi, dove ha iniziato la sua carriera musicale come batterista e compositore, fondando e influenzando la scena alternativa tunisina, oggi vive in Danimarca dove continua il suo lavoro di sperimentazione sonora fondendo ritmi e voci del continente africano con l'elettronica e la bass music.

Lo abbiamo incontrato in occasione della sua unica data campana del tour italiano al Manhattan di Vitulazio (Caserta), luogo che da anni propone appuntamenti di qualità per gli amanti della musica, Nuri si è dimostrato subito disponibile e ne' è nata una intervista in cui ha raccontato la sua storia, le sue influenze, i suoi progetti e ci ha parlato del suo nuovo disco.

Come è avvenuto l'incontro con la musica?

A 14 anni ho iniziato a suonare la batteria in una band roots reggae, anche se nello stesso periodo ero affascinato anche da altri generi musicali, come ad esempio il grunge dei Nirvana, che all'epoca andava per la maggiore. Proprio innestando dei ritmi africani tradizionali sulla musica che suonavo mi si aprì la mente alle sperimentazioni che poi sono confluite in Nuri, sperimentazioni che proprio per questa mescolanza e queste radici hanno sempre avuto anche un lato "politico", di emancipazione e di libertà

Ecco, hai appena anticipato l'ultima domanda, quindi te la propongo adesso, cosa pensi della situazione politica e sociale oggi in Tunisia e anche in Europa, dove ormai vivi da qualche anno?

In Tunisia sono cambiate tantissime cose grazie alla rivoluzione, ora le persone hanno nuove prospettive e nuovi sogni, tanti giovani come me hanno più possibilità di venire in Europa per lavorare, e anche sul piano culturale, dopo la rivoluzione si è verificata una vera e propria fioritura di nuove esperienze, nuove bands, nuovi sound system, nuovi locali dove poter suonare ed ascoltare musica. In Europa credo sia più complicato rispondere, certo ho sentito tanto parlare di intolleranza di razzismo, ma sono problemi che almeno io ho riscontrato poco tra la gente, direi che si tratta più di "razzismo strutturale", spinto dalle politiche di governi e politici populisti che agitano lo spettro dell'invasione e gridano alla costruzione di muri per protegger le frontiere e per rendere sempre più difficile per un immigrato stabilirsi nei paesi europei, a cominciare dall'iter per i documenti di visto.

Il tuo disco è un mix di "prima e ora" dal punto di vista musicale, quali generi ti hanno maggiormente influenzato?

Credo che le influenze siano tante, come ti dicevo a cominciare dal reggae e dalla musica grunge, la tecnica compositiva che utilizzo puo' essere definita sicuramente di "dubbing" anche se all'interno puoi trovare voci e percussioni africane, sahariane, ma anche provenienti da altri continenti come l'Asia, non ho una regola fissa. Una delle influenze principali è un genere musicale chiamato Stambeli, che è una musica tradizionale sufi spirituale collegata alla trance estatica e al potere curativo dei tamburi, lo Stambeli era vietato ai tempi di Bourghiba e veniva suonato clandestinamente, dopo la morte di Bourghiba è diventato anche un simbolo di libertà di emancipazione.

Non amo le etichette, ma come definiresti la tua musica?

(Senza esitare ndr) Sicuramente Afro Bass, anche se non ho un genere di riferimento, è il mood in cui mi trovo a regolare anche le sonorità che ascolto e che produco.

Quale artista ti ha influenzato maggiormente o ascolti con più piacere?

Uno degli artisti che mi ha influenzato maggiormente è un artista italiano, Cristiano Crisci, in arte Clap Clap, adoro il suo stile e ho avuto la fortuna di aprire un suo concerto durante una delle mie prime esibizioni live.

Dopo Drup sei al lavoro su altro materiale per il nuovo disco?

Certo, sono a buon punto e credo che uscirà a marzo 2020, il nome sarà Irun, che è il contrario di Nuri, non c'è un concept preciso dietro al nome, l'ho scelto velocemente, di istinto, un po' come la vita contemporanea, sempre molto veloce, ed è un concetto che applico anche al processo creativo.


Lo ringraziamo e dopo pochi minuti comincia il suo potentissimo live, dove sotto un tappeto continuo di tamburi, sia elettronici che suonati live, voci africane e strumenti tradizionali intessono una trama spirituale e mistica, un tributo al patrimonio africano tunisino e al ponte con altre tradizioni e stili, il tutto combinato con il lavoro digitale per costituire un'amalgama di tradizione e suoni moderni. Un live set energetico ed emozionale allo stesso tempo, con Nuri in abiti tradizionali e maschera rituale, quasi uno sciamano cyber mentre officiava un moderno rituale elettronico. Di Nuri se ne' sentirà sicuro parlare ancora.

Massimiliano Palmesano 

Contatti:

Soundcloud: 

https://soundcloud.com/nurivibes

Band Camp:

https://nuri.bandcamp.com/releases 

Instagram:

@nurivibes 


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